Gioventù
Giovanni Lazzarini nasce a Viareggio da una famiglia di marittimi. Il padre comandante del veliero “IL GARIBALDINO 1°” un bello scunere, costruito dalla Cooperativa dei Calafati e Carpentieri viareggini, porta in giro per il Mediterraneo da un porto all’altro, la moglie e i figlioletti (era un’abitudine dell’epoca).
Lazzarini cresce in questo ambiente di marinai, fra odori di catrame e di pece, fra cime, vele e bozzelli. Conosce scafi e alberatura di ogni barca. Impara tutte le canzoni anarchiche, che i marinai solevano cantare durante le lunghe navigazioni in cima di prua sul “carabottino”, accompagnandosi con la chitarra.
Alterna la scuola alla darsena, ma vive sicuramente più la darsena che la scuola. Frequenta marinai e pescatori e l’ambiente del “bordo” diventa il suo ambiente quotidiano.
Stacca il libretto di navigazione ma non prende la via del mare per un difetto alla vista, perciò lavora per due anni all’interno dell’osteria “Menghino” (ancora presente in Via Pucci).
Si sfoga disegnando in continuità su fogli di carta qua e là col carbone, barche, barche in orza e in gran lasco, in bolina e a fil di vento, disegna paranze e navicelli, golette e barcobestia. Disegni non raccolti e dispersi perché ritenuti né più né meno che scarabocchi giovanili.
Il viaggio in Venezuela e i murales
Nel 1974, il Comitato Carnevale di Viareggio, in gemellaggio con il Venezuela, portò tre carri allegorici a Caracas, tra i carristi partecipò anche Giovanni Lazzarini.
Là incontrò i fratelli Barsanti (proprietari della Villa Borbone, che donarono alla città di Viareggio), suoi amici, a cui affidò vari dipinti rimasti in Venezuela.
Dall’esperienza a Caracas, Giovanni ha cambiato il suo modo di dipingere. I volti divennero sezionati e “segnati”, gli occhi delineati e vennero aggiunti colori forti e diversi. Quei colori erano il simbolo della popolazione che, dipingendo murales, rappresenta il popolo.

“Vele, marinai e cane sul molo”

“Lettura del giornale sotto il platano”
Quando torna a Viareggio, Giovanni dipinge il suo primo murales nello stabile dell’Arengo (camera del lavoro), chiama in aiuto alcuni giovani con mancanza di riferimenti, a cui insegna, non solo a tenere il pennello e creare colori, ma anche il vivere in comunità insegnando i valori della vita.
Questo progetto viene esposto ai preti operai della chiesina dei pescatori, che si trova sul molo di Viareggio, i preti in questione furono: Don Sirio Politi, Don Beppe Socci, Don Rolando e Don Luigi Sonnenfeld. Il progetto venne approvato con gioia e così fu dipinto, sul lato nord della chiesina, il “Cristo dei pescatori”.
Dopodiché Giovanni realizzo il murales “Zavattina” dedicato a Cesare Zavattini, noto regista e sceneggiatore. Quest’ultimo murales si trova attualmente all’entrata del paese di Zavattini: Luzzara.
Realizzò in seguito alcuni murales in abitazioni private.
Insomma l’esperienza venezuelana ha cambiato lo stile artistico di Lazzarini, rappresentante comunque i marinai, i pescatori e le darsene, ma con differenti colori.
Con il tempo lo stile tornò ad uno stile “più classico”, mantenendo come soggetti i marinai, i pescatori, le darsene e… il carnevale.

“Chiesina dei pescatori – Cristo dei pescatori”

“Zavattina”
Il rapporto con le Arti figurative
Nel 1976 Lazzarini abbandona temporaneamente la carriera da carrista dedicandosi interamente all’arte pittorica e scultorea, incoraggiato dai giudizi lusinghieri di alcuni noti critici d’arte.
I temi dipinti furono principalmente a Viareggio e alla vita marittima, in particolar modo i marinai che Giovanni dipingeva sul molo avevano enormi mani e piedi a simboleggiare le fatiche compiute da quest’ultimi.
Affronta diverse esperienze, sollecitato da una incessante curiosità verso il mondo delle arti figurative. Visita mostre e musei. Partecipa a premi e rassegni. Prende uno studio a Roma e uno a Firenze. Deve fare tutto in fretta perché ha iniziato in tarda età.
Divora libri; e riviste d’ogni genere. Ritrova al fine le sue barche e soprattutto i suoi marinai. Si impadronisce di una sua tecnica e di un suo stile. I contorni del suo mondo sono precisati, si sono fatti più chiari e netti. Qui si ferma.

“Pescatore in partenza con magnosa reti e tradotta”

“Gabbiani al porto”
Vecchiaia
Nel 1991 sono suoi l’idea e il progetto di “Viareggio in maschera”, di Renato Verlanti e Rossella Disposito. Quindi contribuisce alla cinquina messa a segno da Verlanti fra il 1994 e il 1999. E nel 2000 lo spettacolare D’Alema-Papa di “Giubileo 2000” sfiora ancora una volta il successo superato da “Abracadabra”, ovvero il Ciampi-stregone di Simone Politi e Federica Lucchesi.
L’ultima apparizione da progettista risale al 2003, quando firma l’idea e il bozzetto di “Le sinistre ossessioni del Cavaliere” di Renato Verlanti e del nipote Luigi Bonetti, che si piazza al secondo posto.
Pochi giorni dopo il verdetto, Lazzarini si spegnerà nella sua camera da letto, davanti ad una tela appena completata.

“Giubileo 2000”