Ricordi di Giovanni Lazzarini
Correvano gli anni settanta, anni di rivolta di presa di coscienza; le illusioni del 68 si stavano consumando in un ritorno all’establishment che l’uomo qualunque auspicava già da qualche tempo. I giovani che frequentavano l’università di Pisa e di Firenze, si sentivano presi nella morsa di quel potere che stava rosicando lentamente, ma di continuo, le vittorie -fittizie- che la bella gioventù sembrava avere conquistato dalle lotte del 1968 in poi. Viareggio, la nostra città, vantava ancora specialmente tra i giovani studenti e operai, un gruppo che portava avanti con determinazione, le conquiste ottenute: la scuola per tutti, il presalario all’Università per chi non aveva soldi per studiare, libri gratuiti e tasse che venivano pagate da quei studenti che erano in regola con gli esami e a chi lavorava per mantenere la famiglia e i figlioli.
Sembrava che la civiltà dell’Acquario, tanto sentita, cantata, idealizzata da scrittori quali: la Beat Generation Americana, in Inghilterra dal gruppo “The Young Angry Men”, cantanti: Joan Baez e Bob Dylan, in teatro dalle opere rock “Hair”, “Jesus Christ Superstar”, “Oh Calcutta” -si sarebbe realizzata in men che non si dica. Purtroppo dopo pochi anni ci fu il risveglio, un risveglio da un sogno splendido, bellissimo, un sogno che aveva fatto della realtà qualcosa in cui credere, lavorare e costruire la famiglia e fu uno shock anafilattico. Noi, quei giovani eravamo orfani, orfani e completamente soli. Fu durante quel periodo che incontrai Giovanni Lazzarini detto “Menghino”.
Menghino era un sognatore, un’artista che veniva dal popolo: (Viareggio ha avuto questi personaggi, basta pensare a Viani, il più grande artista espressionista del XX secolo e tanti ancora meno conosciuti) e intorno a Menghino si creò un gruppetto di giovani attirati dal suo modo di fare e di proporre una maniera di fare arte. Posso affermare in tutta onestà ad essere stato il primo ad avere aderito alla sua idea di arte come unione di idee e di espressione. Infatti nel 1974-75 cominciammo a dipingere il primo “Murales” sulla facciata della Camera del Lavoro di Viareggio. Fu un’avventura entusiasmante. Menghino aveva una carica mentale e fisica che riusciva a coinvolgere le persone totalmente e a farle lavorare con lena e con la consapevolezza che oltre al divertimento di imparare cose nuove c’era anche una ideologia, quell’ideologia che il nostro paese stava perdendo per strada.
Dopo pochi mesi il Murales fu finito; subito dopo a Giovanni gli fu proposto di realizzare un grande dipinto per il cantiere “SEC”, si iniziò subito, e poco dopo quell’opera venne terminata. Ci fu un incontro storico che dette anche una spinta al nostro gruppetto di appassionati facendolo aumentare di numero: Giovanni incontrò Don Sirio e gli altri preti operai: Don Beppe, Don Rolando e Don Luigi (su questi operai di Dio è già stato scritto, ma spero che in futuro ci siano altri che racconteranno la loro storia e il loro amore che hanno versato sopra questa città magica che è Viareggio).
Questo incontro portò ad un’opera pittorica di gran rilievo che fa bella mostra di se (essendo stata restaurata da poco tempo da un valente artigiano del restauro –Corrado Giovannetti-) che abbellisce la parete Nord-Est della Chiesina dei Pescatori in Darsena. Il giornale “IL TELEGRAFO” in un articolo di Domenica 31 Ottobre 1976 così scriveva: “Cristo si è fermato in Darsena, dice Giovanni Lazzarini “Menghino” per gli amici, parafrasando il titolo di un romanzo di Levi , ma non il significato, ancorché il luogo prescelto per l’affresco è la “Chiesetta dei Pescatori” testimonianza di una povertà autentica”.
E qui Giovanni illustra l’opera compiuta e tutte le altre opere “Murali” che questo collettivo avrebbe dovuto compiere per abbellire Viareggio e farla anche riflettere sulle sue origini e sul come avrebbe dovuto essere per il futuro. Purtroppo il vento politico cambiò, le aspirazioni e gli ideali di questa generazione di giovani prese una piega diversa, ma Menghino restò sempre fedele al suo impegno e fu sempre coerente colle sue idee. Fino alla fine della sua esistenza.
…Una nota breve: Quel collettivo era formato dai seguenti giovani: Giovanni Lazzarini, Francesco Farnesi, Lella Fornaciari, Fiorella Farnesi, Marco Larini, Marzia Corzari, Giorgio Polleschi. (Denominati i Magnifici sette, si fa per dire).