La Chiesetta del Porto
…È questa realtà ad attrarre Giovanni Lazzarini che da tempo ha in animo di mettere la sua arte al servizio di un progetto sociale. Nel 1976 Giovanni Lazzarini ( 1923- 2003), detto Menghino, pittore, scultore e carrista avvicinò Don Sirio per proporgli di dipingere un Cristo sulla facciata lato monte della Chiesetta. Dopo circa venti anni di attività di carrista ( 1953-76) nella quale aveva messo in luce le sue molteplici qualità di valente artigiano unite a un temperamento polemico e irriverente, Menghino aveva da poco preso la decisione di dedicarsi a tempo pieno alla pittura.
Inizia dai Murales, una forma di arte una forma di arte eseguita sui muri o su facciate che ben si prestava a raccontare le tematiche sociale alle quali era sempre più sensibile e che aveva il pregio di essere goduta in libertà da un ampio numero di persone. L’idea faceva parte di un progetto di largo respiro volto ad abbellire diversi edifici pubblici della città, coinvolgendo nell’attività giovani che vivevano un periodo di disagio.
Il murale della Camera del Lavoro in Piazza Neri e Paolini a Viareggio fu eseguito pochi anni più tardi, ultimo della serie. Intorno al generoso Giovanni, si raccolse fin da subito un folto gruppo di giovani che avevano voglia di impegnarsi nell’insolita offerta di un’esperienza di arte come impegno esistenziale. Per alcuni mesi la vita della Chiesetta del Porto fu animata dal soffio della creatività; la mattina il gruppo si riuniva per lavorare e si fermava a mezzogiorno per mangiare insieme a Don Sirio, alla piccola comunità e ai vari ospiti di passaggio, per proseguire l’impegno nel pomeriggio.
Nacque in questo clima il “Cristo fra i pescatori”, il vivacissimo murale che orna il lato monti della Chiesetta con il suo colorato universo di personaggi del mare e delle darsene, di pesci guizzanti, vele, acqua, uomini e donne, cielo e gabbiani al centro dei quali campeggia un grande Cristo dall’espressione intenta e le braccia che paiono più allargate a proteggere, che inchiodate…
Maria Grazia Galimberti.
Da “Caro Giovanni…”
Caro Giovanni, è un piacere aprire nuovamente un dialogo con te e ricordare la stagione nella quale ci siamo conosciuti: eri sui cinquanta anni, un bell’uomo, uno spirito libero, un artista. Sei venuto nel 1976 alla Chiesetta del Porto dove in quegli anni vivevo, per parlare di un progetto di tipo sociale che ti stava a cuore. Eri molto sensibile alla realtà intorno a te, capace di riassumerla e interpretarla come forse solo un carrista sa fare :volevi raccontare il disagio che serpeggiava fra i giovani attraverso un Murale.
L’idea ardita proposta a Don Sirio Politi di dipingere un Cristo sulla facciata a monte della Chiesetta coinvolgendo un gruppo di giovani, piacque molto a tutti noi, ame Beppe Luigi, la piccola Comunità del Porto. E’ cominciata così l’avventura del nostro conoscersi: tu sei venuto ogni giorno lungo alcuni mesi, insieme ad un folto numero di giovani e qualche adulto, la giornata era regolata in modo preciso: lavoro, pranzo, lavoro, stavi attento a ognuno, non ti sfuggiva nulla. Io ero nei miei trent’anni, lavoravo allora come infermiera al Tabarracci, conoscere te e il gruppo che si era formato è stata un’esperienza di libertà e creatività. Circolava una bella energia quando lavoravate , fin da quando avete dovuto sistemare la parete, per poi cimentarvi col vivace Murale del “CRISTO FRA I PESCATORI” che lentamente prendeva forma.
Quando ero libera dai turni mangiavamo insieme, non ricordo come ci eravamo organizzati in pratica, eravamo d’accordo con un negozio di alimentari, con la tua trattoria “MENGHINO”? Di sicuro ho saputo una volta di più che ci si conosce bene quando si mangia insieme. Eri simpatico e socievole, non so quanto di natura o quanto dettato dal tuo essere leader del gruppo, un leader indiscusso: ti seguivano volentieri -pur fra inevitabili alti e bassi- perché avevi offerto loro un’opportunità inedita, fare arte insieme, produrre, decorare pareti, esporsi agli occhi del mondo. Grazie alla tua generosità caro Giovanni e grazie anche al gruppo che hai creato, siete stati un dono di arte e di solidarietà per tutti noi.
Maria Grazia Galimberti, 2023