Villa Paolina Viareggio
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2018
Di Mare e Di Terra L’universo colorato di Giovanni Lazzarini
“Nell’iconografia artistica il mare viene sovente rappresentato più in termini simbolici che naturalistici, più metaforici – il mistero inesplorabile della sua vastità infinita – che reali, diventando così spontanea occasione di meditazione per gli artisti più sensibili. Nelle rappresentazioni di fine Ottocento, attraverso le ricerche dei Macchiaioli, si afferma una vocazione artistica carica di valori ideologici e di efficace potenza realistica che indirizza gli artisti a dedicarsi ai drammatici problemi dei lavoratori, indotti più volte a fatiche umilianti e insopportabili.
Questa nuova inclinazione si indirizza da prima al mondo rurale e, successivamente ai nuovi luoghi della produzione industriale; quindi coinvolge anche il contesto lavorativo legato al mare, che vede protagonisti non solo i pescatori, ma in generale tutti coloro che nelle diverse e articolate mansioni sono impegnati nei porti e nelle darsene. L’attenzione al mare come luogo della fatica e del lavoro è da inserire in un più ampio fenomeno di sensibilità ai problemi sociali, i cui effetti si intrecciano nelle varie arti, oltre che in specifiche posizioni politiche.
Il realismo sociale di primo Novecento vede nell’esperienza espressionista di Lorenzo Viani un esempio significativo nell’arte italiana, in cui il mare è l’assoluto ispiratore nella creazione della “Benedizione del Mare”, la “grande liturgia marinara”, intrisa di una forte carica mistica-religiosa vuole sacralizzare, attraverso il rito e i suoi simboli cristologici, non solo il popolo viareggino, ma tutta la massa universale dei diseredati.
Giovanni Lazzarini, nato e cresciuto in una famiglia marinara, è immerso interamente in questa realtà, nella Viareggio della Darsena. Pittore, scultore, grafico eccellente, fin dall’infanzia rivela capacità disegnative non comuni; è un autodidatta che trae ispirazione dal mondo che lo circonda, e ne è “orgogliosamente” consapevole: “Queste figure di marinai, di pescatori e delle loro donne, – scrive – vogliono essere la descrizione della mia gente, della mia città, del mio ambiente. Non sono dei ritratti, ma dei personaggi che hanno vissuto e lottato con le asprezze del mare e della vita. Ognuno di essi porta sul viso la sua storia, il suo lavoro, le sue sofferenze: ma anche le sue speranze, la sua volontà, il suo orgoglio. L’orgoglio degli uomini di mare, che proviene dall’aver affrontato gli spazi spalancati davanti alla prua delle loro barche, dagli uragani dalle secche e dai venti, dagli scogli e dalla perpetua gara contro ogni insidia del mare”.
Talvolta un artista riesce a essere presente nel mondo, perché l’ecletticità della sua espressione si offre a una certa varietà di consonanze con chi l’avvicina; altri riescono ad imporsi invece per l’esclusività del loro linguaggio, come Giovanni Lazzarini: artisti che producono unicamente secondo una propria linea interiore che nulla concede, e che anzi richiede l’adattamento di chi si avvicina alla loro opera. Artefice di ina rassegna di immagini figurali, di uomini e di donne, restituiti con efficace linguaggio comunicativo, il pittore viareggino le trasferisce sulla tela con pura genuinità, pari per la sua sinteticità, alla potenza del dialetto.
Il carattere popolare dell’arte di Lazzarini rimanda al facile confronto con Viani; scrive Franco Passoni:” L’iniziatore di quelle storie locali viareggine […] Lorenzo Viani trattò di preferenza, anche con scritti, soggetti ispirati al mondo dei “Vageri “ derelitti nicchioni, pescatori di spiaggia che vivevano in pineta col fascio della legna […] Questi stessi carpentieri e marinai che verso la fine del secolo scorso, dopo aver lungamente navigato sotto costa con le “Paranze” riuscirono a dare impulso alle darsene del porto e costruirono veloci velieri che presero il largo e toccarono i porti del mediterraneo…”
Ecco quindi un processo creativo e naturale e spontaneo, uno stile definito e riconoscibilissimo, che documenta echi di argute intuizioni, in particolare nell’uso del colore vivo, permeato da una sua caratteristica intensità, evidenziata da cromie contrastanti, quasi a narrare la durezza che caratterizza la vita marinara. La produzione di Lazzarini è strettamente connessa ad una realtà autoctona, sgorgata dalla storia esistenziale dei suoi consanguinei, della gente di mare, con origini di carpentieri, di pescatori e di navigatori che stimolano l’artista attraverso le sue declinazioni, a rappresentare quei rituali perenni delle tradizioni familiari connesse al mondo della comunità marinara, come nei dipinti DONNE ALLA FONTANA, PESCATORE DI TONNI; LE PESCIAIE; PESCA NOTTURNA.
Il suo è un lessico personalissimo che facilmente identificabile, contraddistinto da un segno marcato e da una fisiognomica tutta personale, di derivazione vianesca, assimilabile alla suggestiva arte popolare, come lo stesso osserva: “ I mezzi tecnici di natura artigianale, un modo per esprimermi quasi “ vernacolare”, le mie lunghe osservazioni degli ex voto nella chiesa di S. Andrea, prima ancora di scoprire Lorenzo Viani, mi fanno concordare pienamente con quanti vogliono inserire il mio lavoro – al di là di ogni fastidiosa “etichettatura” – nel grande filone dell’arte popolare, della cultura popolare”.
Sicuramente fondamentale è l’universo colorato della sua tavolozza; il registro coloristico di Lazzarini denota l’impiego di una capace abilità nella variazione e modulazione cromatica e di un talentuoso equilibrio nella corrispondenza luce-colore. Artista versatile, tra i maggiori protagonisti del Carnevale di Viareggio- in mostra un piccolo cammeo è rappresentato dal bozzetto realizzato per il centenario- pittore, grafico, scultore; nelle sale di villa Paolina sono oggi presenti oltre 40 opere accuratamente selezionate, prevalentemente dalla collezione di famiglia.
PIAZZA DELLE PAURE: MANIFESTAZIONE 25 APRILE, la PROCESSIONE DI GES MORTO, tipiche espressioni dell’iconografia dedicata alle manifestazioni politiche alle feste, alle ricorrenze, dove la folla è raccolta, inquieta, di fronte all’imperscrutabile segreto, che è il peso della vita; immagini dai temi sociali e civili trattati senza retorica e riportati su tela con grande naturalezza, in cui spicca la fermezza dei comportamenti dei cortei, del popolo viareggino. Lazzarini narra la vita marinara di Viareggio con segni e colori, e ogni sua opera-che sia un dipinto, una scultura, un disegno, una vetrata – ha un’identità elementare primitiva, inconfondibile, come le mani nodose, i larghi piedi prensili, i volti segnati dalla fatica e dal lavoro.
Nelle sue opere affronta temi di grande spessore e coniuga con efficacia simbologie di immediata lettura connesse alle vicende della vita quotidiana, ed anche alla storia, alla tradizione, all’attualità, collocando sempre al centro di ogni analisi l’uomo e le sue problematiche. Istanze che l’artista ripropone nei disegni così come nelle vetrate – DONNA SUL MOLO – e nella produzione scultorea, concepita come una sorta di traduzione simultanea alla sua pittura.
In scultura egli è obbligato dalla materia a declinare la minuziosità descrittiva in favore di una più accurata attenzione alla forma ed al volume; ne deriva una estrema semplicità e pulizia della forma. Una produzione caratterizzata da una cifra stilistica che non insegue emulazioni né invita a confronti ma che semplicemente cerca, come asserisce lo stesso Lazzarini: “di dipingere questa particolare Viareggio sul filo di una memoria, fra racconti di vita vissuta, fra realtà e immaginazione”; la sua arte, sospesa tra la figurazione e l’esigenza di esprimere un linguaggio impegnato al recupero delle relazioni che lo congiungono con la sua terra, contribuisce a sollecitare ricordi familiari: “E’ come se rivivessi tutta la mia infanzia, capendo ciò che durante l’infanzia non potevo capire. E’ come rivivere un’altra volta con maturità e qualche gioia in più”.”
Viareggio, 2018, Alessandra Belluomini Pucci