Viareggio Mostra “Approdi”
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2023
Menghino e il Carnevale
“Giovanni Lazzarini è stato attivo nel Carnevale di Viareggio dal 1950 al 2003 realizzando ben 37 costruzioni ed ottenendo 6 primi premi e 15 podi assoluti. La sua carriera nel carnevale si apre con la mascherata in gruppo “Fachiri con Turbante” nel 1950 che si piazza al secondo posto e da qui procede negli anni successivi con i vari complessi mascherati che dimostrano, fin da subito, l’ironia e la satira pungente di cui è capace l’artista, mai banale e sempre attento alla contemporaneità.
Nella mascherata “Porcherie di oggi” nel 1963 Menghino raffigura una processione di chierichetti con sembianze di maiali che celebrano il funerale di un cavallo; la mascherata viene sequestrata alla fine del primo corso e il carrista viene denunciato per vilipendio alla religione, anche se poi verrà assolto in primo grado. Episodi di satira nel Carnevale di Viareggio vi sono fin dalle origini della manifestazione: la presa in giro del potere, che sia un agente delle tasse o l’intera amministrazione comunale, si presta a diventare soggetto di mascherate e travestimenti fini ad approdare sul carro “L’alleanza italo francese” nel 1899, tra i primi carri a tema politico, che vince a furor di popolo.
Durante il Ventennio fascista si privilegiano temi di evasione e di fantasia, rinunciando alla satira che ricompare nel dopoguerra e soprattutto negli anni Sessanta: tra gli esempi più calzanti il carro di Silvano Avanzini “Carnevale al Vertice” del 1960 che raffigura i leaders mondiali come caricatura in cartapesta, dove il costruttore si fa promotore di un messaggio politico prendendo posizioni precise, attraverso l’allegoria ed il sarcasmo.
Nel 1968 Menghino approda in prima categoria e realizza insieme ad Oreste Lazzari il carro “Il Padrone un mostro che si ciba di denaro”, che ottiene il secondo posto, ma è il 1970 l’anno che lo consacra come uno dei carristi più famosi e capace di lasciare un segno nella storia del Carnevale. La costruzione allegorica “Arriva Mao” suggella il successo del filone della satira politica, che contribuirà a rendere il Carnevale un fenomeno di costume e di critica sociale, decretando anche la fama per molti politici, che come dirà Andreotti, non sono nessuno se non compaiono sui carri di Viareggio.
“Arriva Mao” rappresenta un gigantesco gatto rosso di peluche, con gli occhi sgranati e gli artigli affilati, che balza sopra un grosso gomitolo di lana riducendo a brandelli la bandiera americana, alla quale, dopo il primo corso, sono state sostituite le stelle con pois bianchi. La sintesi delle forme, il linguaggio provocatorio, la simbologia data dal colore (rosso) e l’allusione a Mao attraverso il gioco di parole del titolo, rendono il significato del carro diretto, immediato, divertente, ma anche graffiante ed irriverente, ottenendo grande successo da parte del pubblico, che applaude divertito al grande gatto rosso di Menghino. Il carro rischia la denuncia per vilipendio e dopo il primo corso è costretto ad eliminare la bandiera, chiara allusione allo scontro di potere tra Cina ed America.
Nel 1972 Lazzarini realizza il carro “ Avanti Popolo” , vero e proprio manifesto politico, che descrive la lotta contro la borghesia capitalista da parte della classe operaia, rappresentata come una grande massa rossa in movimento, che prende forma dalle fabbriche. In questi anni sui viali a mare Menghino, Silvano Avanzini e Arnaldo Galli si contendono la scena, sviluppando temi come la libertà, lo smascheramento del potere, la classe operaia in rivolta, ma anche la guerra fredda, il Vietnam, la minaccia nucleare.
Dal 1984 al 2003 Lazzarini realizza i bozzetti di molte costruzioni in collaborazione con Luigi Renato Verlanti, dando vita a carri che sono rimasti nell’immaginario collettivo come la Grande Balena della Democrazia Cristiana di Moby Dick del 1994, prima classificata, il teschio minaccioso dalle sembianze di Hitler di “ Vecchi fantasmi vagano sull’Europa del 1995, fino alla parodia sui processi a carico di Berlusconi di “Le sinistre ossessioni del Cavaliere” del 2003. Il genere della satira politica nel Carnevale porta in scena le caricature dei protagonisti della prima e della seconda repubblica, da Berlinguer a Craxi, da Fanfani a Bossi, fino a D’Alema e Berlusconi, che a partire dal 1994 compare in molte costruzioni allegoriche.
Questa fase però si esaurisce con gli anni Novanta, quando si delinea tra i carristi più giovani una nuova stagione creativa che trae spunto dalla letteratura e dal teatro impegnato, dall’arte e dalla tragedia, puntando su temi che coinvolgono emotivamente lo spettatore. Attraverso le suggestioni scenografiche e teatrali si aprono nuove interpretazioni del carro come veicolo di messaggi universali, diretti ed immediati, che facciano ridere ma anche riflettere, muovendo sentimenti sempre più profondi.”
Storica d’arte Claudia Baldi