“…Lazzarini certamente uno dei pittori naif contemporanei più validi, sia dal lato disegnativo e coloristico, sia dal lato contenutistico. Ma più che naif, il nostro è pittore “popolare”, che ama volgere la propria attenzione alla realtà che lo circonda piuttosto che indulgere in piccoli giochi di fantasia.
Il mondo di Lazzarini, cioè, delle sue tele e dei suoi disegni, è un mondo rivissuto tra realtà e memoria in cui i marinai e pescatori e le loro donne, il mare e le barche, le reti e le vele, le darsene sono sempre a far da protagoniste. Lazzarini è diventato pittore in questo suo ambiente. un mondo pertanto raccontato in modo primitivo ma diretto e profondo, ed è con questa verità di fondo, che Lazzarini riesce a cogliere nei suoi personaggi, una verità che permette di superare l’episodico, per raggiungere in questo suo narrare, valori di globale poesia…
…I personaggi solenni e raccolti, che si stringono gli uni agli altri quasi per un senso di solidarietà e di difesa, sono resi con un segno ed un colore che ne esaltano i caratteri le mani nodose, i larghi piedi prensili, i volti segnati dalla fatica e dal dolore disegnati contratti che ricordano le saldature delle vetrate: gli abiti neri, fanno sentire una vita drammatica dalla quale la tragedia può restare lontano soltanto per caso o per intervento della provvidenza.
Eppure negli abiti che vestono le donne; nei loro scialli e nei loro giubbotti, c’è la ricerca i un pizzico di grazia che può sembrare perfino civetteria. E’ un segno di speranza; una specie di aggancio rustico della tradizione spontanea, con l’ambiente proibito al popolo minuto che confina a lato senza paratie stagne, come se si volesse lasciar libera la mescolanza e il livellamento dei contenuti.
…Un artista spontaneo Lazzarini, certo, ma tutt’altro che improvvisato; un artista che ha faticato duramente la sua formazione; un artista che ha imparato a tradurre con nobiltà, l’aspetto reale del mondo che li vide accanto, dopo di averne digerito lo spirito ed aver filtrato l’atmosfera in cui si svolgono gli atti della sua gente ed in cui vive lui stesso, cosciente partecipe.”
Palazzo Paolina, 06/1980, Dino Villani