Leonida Repaci

“…Ogni quadro di Giovanni Lazzarini è tutt’ un mondo. Così come lo ha raccolto dalla viva voce di marinai e pescatori, da storie di popolo e gente primordiale, ed è quasi memoria che si perde e l’artista con la sua pittura trattiene dal morire per sempre. Pittore “popolare” o “naif del mare” come da alcuni è stato definito, in realtà Lazzarini coglie queste vite racchiuse in uno sguardo, queste figure racconto, che si incarnano in immagini struggenti per una loro segreta tristezza, eppure salde, scogli contro i quali le vicende si sono infrante e i flutti dell’esistenza hanno inesorabilmente strappato terreno, ed ora stanno davanti a noi incrollabili, ma forse è giusto dire dentro di noi archetipe presenze; incancellabili realtà.

Lazzarini con intensità prodigiosa e un mestiere di pittore che spaventa, dà corpo a queste assolute visioni, di notti e di mare, di barche, di vele, di solitudini invalicabili, in quella trama minuta che traccia una veste, una blusa, indugia su una ruga, cesella uno scialle, si perde sui disegni di un parete e sempre si concentra sulla disperazione di uno sguardo, fisso in una sua non più ritrovata realtà.

La vita, di muti dialoghi di donne e di uomini, di infinità di oggetti, il vaso, il santo sottovetro, la brocca, la tovaglia; di gesti, il lavoro a maglia, il rosario, l’acqua alla fontana; di atteggiamenti intensamente, assurdamente amati ed evocati in una rappresentazione che lascia scoprire una realtà, percepire l’ ombra di un destino che resta oscuro, di una segreta tragedia, di un’ attesa imponderabile, eppure tutto è lì, palpabile, sotto gli occhi, perfetto; come scandito, fermato in immagini per sempre.

E’ che dietro queste storie di Lazzarini, si consuma un dramma che è pure nostro; e noi ci sentiamo scossi da questa tristezza non per un mondo che muore, e che è già leggenda di popolo ed epopea di uomini, così come dire in altre stagioni ha reso struggente realtà Lorenzo Viani, ma per una solitudine che ci gela il sangue dentro, e dà ogni immagine quasi il senso di oscura ossessione. La mano del pittore si fa attenta, finale testimonianza di ogni particolare, di ogni minimo frammento, che non appartengono più ad una oggettività esterna, ma sono interni a questa dolce struggente visione e passione.

Lazzarini nel contesto di oggi, prende spicco in questa sua assoluta originalità, in questa storia, che ogni quadro rievoca e poche volte, come in questi suoi dipinti la pittura diviene emblema, di una vita, che da memoria e da apparizione si trasforma in assoluta presenza…”

VIAREGGIO LEONIDA REPACI