LAZZARINI pittura popolare del mare
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08/1980
“Fuori dai confini delle nozioni d’avanguardia e sperimentali dell’arte d’oggi, esiste la figura tradizionale del pittore che costituisce le sue immagini figurali, meditate con la esperienza della forma e del colore e delle strutture compositive, usate per costruire la rappresentazione poetica di un mondo originale. E’ questo il caso del pittore viareggino Giovanni Lazzarini che è il produttore di una galleria di immagini figurali, uomini e donne, che popolano i suoi quadri con il tono schietto di un linguaggio comunicativo, pieno di efficacia e unicamente paragonabile alla forza del dialetto per la sua concisione.
Il carattere popolare dello stile pittorico di Lazzarini trova antiche influenze in progeniture illustri, come in Luca Signorelli, per la statica composizione in cui le linee direttrici degli spazi sono definite dagli sguardi dei personaggi, dalla gravità delle loro espressioni con l’asprezza del realismo e la spontaneità degli atteggiamenti dei corpi. Una pittura popolare, quindi, che riporta echi di acute illuminazioni, specialmente quando il colore è duro, pieno di una sua singolare violenza rilevata da toni timbrici e tonali che si contrappongono, quasi a significare l’ asprezza della vita che contraddistingue la vita marinara.
Ne a consimile ispirazione sfugge una derivazione dai pittori “macchiaioli” per la vivacità delle sue scene dal vero e all’ aperto, per il vigore degli interni che gli fa avvertire il suo autentico significato degli ambienti ricchi di intimità e soprattutto emerge la derivazione da Lorenzo Viani, che con il suo anarchismo sociale e libertario rimane il padre di quella vena autentica che trova in Viareggio la sua cultura naturale, nella sua vicina Livorno i suoi umori più originali e bizzarri. La pittura di Giovanni Lazzarini è collegata a una realtà autoctona, cioè intimamente derivata dalla tradizione esistenziale e storica dei suoi consanguinei, degli abitanti della costa della Versilia, con origini di carpentieri, pescatori e di navigatori, genti che si distaccano dalle tradizioni ataviche dei” vageri” e da quelle più propriamente contadine dell’ interno, tanto da spingere il pittore, con le sue ricerche, a ritrovare quei rituali immutati delle tradizioni famigliari collegate al mondo delle società marinare.
L’iniziatore di quelle storie locali viareggine fu Lorenzo Viani, che dalla fine del secolo scorso sino all’ anno della sua morte, avvenuta nel 1936, costituì un esempio isolato della pittura del racconto che, partita da origini “macchiaiole” e poi vernacole, seppe innestare un personale realismo che fu molto vicino al filone europeo e, in specie, al pittore norvegese Eduard Munch che espresse attraverso l’ arte una dolorosa concezione del mondo. Lorenzo Viani trattò di preferenza, anche con scritti, soggetti ispirati al mondo dei “vàgeri”, derelitti nicchioni, pescatori di spiaggia che vivevano in pineta col fascio della legna. Disperati amici di Viani nelle polemiche e nelle sofferenze, compagni di bevute gratificanti, sempre coinvolti dalla miseria più nera. Un mondo di vagabondi, staccato dai carpentieri e dei marinai che civilmente si evolsero generando navigatori, cioè gente d’ onore e di rispetto che girando per il mondo seppe mantenere la propria personalità legata alle origini viareggine.
Quegli stessi carpentieri e marinai che verso la fine del secolo scorso, dopo aver lungamente navigato sotto costa con le “paranze”, riuscirono a dare impulso alle darsene del porto e costruirono veloci velieri, detti “scunere”, che presero il largo e toccarono i porti del Mediterraneo, in veloce competizione con navi di altre bandiere, per alimentare traffici commerciali, scambi e ricchezze. Giovanni Lazzarini nacque e crebbe in una di queste famiglie marinare che vide i nonni comandanti di “paranze” ( barche tipiche dei fondali da pesca), gli zii capitani di “golette”: naviganti che portavano alla vita le fusciacche” (sciarpe di lana), ai piedi le “spardiglie” (scarpe di corda), giacconi e calzoni da marinaio e in testa, quei berretti “baschi” di origine spagnole.
Conseguentemente le sue immagini figurali dipinte sui quadri hanno una mentalità che ne afferma la fisicità del mondo reale, le grandi mani testimoniano con la deformazione espressiva le grandi fatiche e le amorose cure dei naviganti, per tutto quello che a loro veniva affidato, e i suoi personaggi, uomini e donne, posseggono una intonazione psicologica che propende a una segreta tristezza. Perché il velo onnipresente di quella segreta tristezza? E’ l’ oscuro presagio della morte, l’ansietà di una possibilità che sempre può accadere ai naviganti, una ossessione che si vede nella fissità degli sguardi che osservano la buriana del mare, che si nota nella silente attesa delle donne che aspettano sul molo il rientro dei loro uomini.
A parte tutto questo, nei quadri di Lazzarini, si respira sempre odore di salmastro e di pesci, il profumo di grano nelle madie e pare di ascoltare il brioso cicaleccio delle donne che lavorano a maglia e si trasmettono notizie e commenti. I titoli di alcuni disegni e dipinti, chiariscono il soggetto dei racconti di questo pittore: “Piazza delle paure” una china del 1978, “Sul molo da Lorenzo Viani”1978,”Le pesciaie”1978,”Notizie alla fontana”1978, “ La darsena” 1978, “ Donne di pescatori”1978, “ Funerale del marittimo” 1978. Alle chine seguono i dipinti: “ Venditrice di pesci” un olio del 1978, “ex voto” 1978, “ rientro di barche” 1978, “vecchia che cuce” 1979, “ interno” 1979, “ le lampare”1980, “ racconti del mare” 1980. Seguono anche alcuni esempi di recenti serigrafie:” omaggio a Lorenzo Viani”, ”pescatori di cee”, “voto di comune- benedizione del mare” 1980; un ricco campionario di opere che testimoniano la raggiunta maturità e l’ impegno del pittore viareggino.
Il segno di Lazzarini è sempre limpido, sia nel disegno, sia nella pennellata, non rileva mai pentimenti o incertezze. il disegno dopo una prima fase chiaroscurale ha raggiunto una maggiore concisione. le sue “chine” in particolare godono di una incisività lineare, sono ricche di contrasti e bilanciamenti in bianco e nero, simili a tarsie preziose e stilizzate. le sue figure posseggono una naturale maestà e un senso della realtà che le qualifica e le distingue.
Il colore nei suoi quadri è plastico, ambientale e inoltre possiede un proprio vigore vitale. nella tecnica della pittura a olio l’ artista rivela una compostezza misurata che è anche una delle caratteristiche rimarchevole degli affreschi murali. E’ una pittura glabra, vivacemente contrastata da toni e timbri che si armonizzano e danno alla scena una percezione istantanea e organica che implica in primo luogo il concetto di totalità del rappresentato; in un secondo tempo è possibile un esame della funzione delle parti che si realizza per relazioni interne nel dipinto.
Notevole è la suggestione della luce nei quadri di questo pittore, osservandoli con attenzione si nota che si passa dalla chiarità a certe intonazioni dei bruni e delle terre. sono quadri particolari che manifestano una intonazione generale di verde o azzurro marino, colori che si avvertono nell’ aria e che acquistano importanza dai registri bassi e severi dei toni scuri, che delineano sulla tonalità della superficie dipinta, una patuna del tempo.
Le immagini di Lazzarini coinvolgono figure e oggetti come documenti, presenze e luoghi che danno pretesto a delle azioni che diventano simbologie. le motivazioni riflettono varie angolazioni; una è di origine morale e sociale, l’altra manifesta il bisogno di rivelare una identità, di fondo collettivo, all’interno delle tradizioni, delle famiglie, del lavoro, che “rivisitate” possono restituire, nei limiti di quanto possono contribuire, l’idea di un paradiso perduto che è recuperabile. L’ insieme di questi motivi diventano nei quadri di questo pittore dei racconti poetici, un insieme di sollecitazioni riportate della memoria e consegnate alle generazioni future.
Nel corso della sua vita Giovanni Lazzarini ha fatto tante cose, è passato attraverso esperienze diverse, tuttavia, sarà bene ricordare in queste pagine, che ha sempre avuto un autentico trasporto per la pittura, lungamente coltivata da lui sin dalla più tenera età giovanile, anche se non sempre ha potuto concedersi questo lavoro per vivere. solo negli ultimi anni l’ artista ha trovato la possibilità di potersi dedicare interamente e completamente alla sua grande passione, permettendosi d’ esprimersi in piena libertà e con impegno sui temi preferiti. per molti anni il pittore ha svolto un’attività collaterale e artistica che è comunque un dato di fatto acquisito degli artisti di Viareggio.
Un’ attività comunque molto creativa e, nel contempo, soggetta a rigide discipline tecniche e diverse, che richiedono doti molto particolari. l’attività del “carrista” legato al carnevale di Viareggio. Il “carrista” mantiene un continuo rapporto con le arti figurative tradizionali (pittura, scultura, architettura), basti pensare che alla base delle realizzazioni dei carri carnevaleschi viareggini ci sono gli elementi fondamentali di queste arti; il disegno, il modellato, il colore, la scenografia. Si aggiungono gli studi sul movimento, l’apporto dei sarti alla realizzazione dei costumi, le musiche e l’ aggiunta spettacolare del corpo degli attori che mimano con gesti e movimenti, gli venti, le azioni, il ritmo, che accompagnano il tema, per arrivare a esprimere conclusioni grottesche e ironiche in maniera popolare, abbastanza sorprendenti e uniche nel genere. il carnevale di Viareggio è sempre partigiano e come ha ben detto Curzio Malaparte in uno scritto: “ha una sua ideologia popolare e populistica.
Il povero e il ricco, il potere economico e quello politico, la satira di costume come satira di classe. persino certi elementi kitsch e un tono, che a volte, si tinge di qualunquismo sono sempre riconducibili a questa allegra vendetta che, per alcuni giorni l’anno, può essere esercitata contro i potenti e i prepotenti”. Secondo le opinioni di Lazzarini il carnevale di Viareggio nasce dall’ apporto della carpenteria del porto, cioè dai carpentieri dei cantieri che usavano il tempo libero per esercitare una protesta.
Storicamente il carnevale di Viareggio ha un proprio contenuto contestativo di rivalsa e di protesta popolare, cioè non nacque come una attività ludica e turistica, ma come veicolo contro le gabelle e i gabellieri. Non si deve dimenticare che in quella zona c’è sempre stata l’influenza del pensiero anarchico e libertario che ha aiutato simili riflessioni. Notevole in seguito con l’influenza di una cultura più imborghesita si passò a un genero di carnevale più trionfalistico contro gli interessi degli operai e dei pescatori che vennero mutilati del loro modo di fare la festa.
In definitiva si può affermare che non c’è più stata un’appropriazione e il carnevale è diventato a suo modo una festa del potere alla quale è concessa una satira politica, anche se è doveroso affermare che tuttavia non gode di franchigia in quanto i carri subiscono l’esame di una commissione fatta di perbenismo, secondo le regole della piccola borghesia manovrata dalle leggi e dal potere.
E’ questo un dato che ancora oggi amareggia il pittore Lazzarini. se gli parlate di queste cose noterete che in lui è ancora vivo e bruciante il ricordo di una condanna subita per essere stato l’ autore di una satira pepata, vi dirà delle sue lotte con la censura e la mortificazione di certi adeguamenti. tutte le cose che marchiano la sua vera natura spontanea di uomo sincero, serio, rispettato, e che, nella satira, non conosce faciloneria.
A Viareggio, Giovanni Lazzarini, lo chiamano tutti Menghino, un soprannome vernacolare che fu del nonno. A ben pensare sono queste le ultime libertà che danno carattere ai personaggi, come il “Taccugio”, chiamato così perché era basso di statura, cioè piccolo come una tacca di legno. Adesso Lazzarini fa il pittore, a suo avviso ha messo le mani su un tesoro: quello che fa è totalmente suo e rispetta le sue idee. Ora non ha più problemi, si sente libero e unicamente controllato dalla sua coscienza.
Menghino non è più preoccupato e tutta la sua produzione è una grande lezione di genuinità , di chiarezza, di tradizioni riscoperte e rivisitate che formano la sua artisticità e i suoi straordinari racconti di gente e di mare. Ora ha un suo posto vicino a Mario Marcucci, Renato Santini, Danilo Di Prete ed altri artisti che come lui si sono occupati anche del Carnevale e che poi hanno trovato il loro approdo nella via della pittura e dell’ espressione dell’ arte.
Sospeso tra la figurazione e l’ esigenza di un linguaggio impegnato al recupero delle sottigliezze che lo legano alla sua terra e alla sua gente , Lazzarini ha il merito di muovere la sua intelligenza e la sua autentica natura di pittore, smuovendo frane sotto i passi delle nostre false consuetudini che hanno imprigionato le nostre menti con risultati consumistici e opulenti.”
MILANO 08/1980 FRANCO PASSONI